Sue Origini
Maria Ferrari nacque a L’Aquila il 29 Marzo 1824; fu battezzata il giorno 30 Marzo nella Chiesa Cattedrale di San Massimo. Il padre, Sabatino Ferrari, originario di Poggio Picenze (AQ) era ingegnere e commerciante di beni immobili. La madre, Luisa Rotilio, fu di prezioso aiuto e conforto al marito per trentadue anni. Rimasta vedova continuò a seminare esempi di cristiane virtù non solo in famiglia, ma anche nell’ambiente cittadino. In Maria Caterina Ferrari quei sentimenti nobili di carità operosa, di pietà ecc. che già possedeva per natura, si andarono sempre più sviluppando anche perché favoriti dall’ambiente familiare.
In alcuni cenni biografici presenti nell’Archivio della Curia Generalizia dell’Istituto, leggiamo: “nulla sappiamo della sua infanzia, se non che menò da giovane vita mortificata e penitente, esercitò tutte le virtù in grado eroico……, fu casta, pia, generosa, caritatevole. Si distinse ben presto nelle opere caritative di assistenza ai malati e nel raccogliere le giovani pericolanti; a queste opere più tardi aggiunse anche l’insegnamento del catechismo ai bambini e ai giovani”.
Dallo stesso Documento: “Sentendo compassione per tutti i sofferenti, specialmente per gli infermi, spesso si portava a visitarli per dar loro conforti spirituali e li preparava per i Santi Sacramenti. Piena di zelo per la gloria di Dio e per evitare a Lui ogni offesa, raccoglieva le giovanette pericolanti e le conduceva al Conservatorio dell’Annunziata”.
Il suo zelo per l’assistenza alle giovani bisognose era talmente noto che l’Arcivescovo Luigi Filippi, dovendo procedere alla nomina di sette “Gentili Donne “ cui affidare la protezione delle povere fanciulle raccolte nell’ospizio di Sant’Anna, in L’Aquila, in data 1o Aprile 1868, le scrisse una lettera nella quale dice: “….essendomi ben note le di Lei cristiane virtù e soprattutto la di Lei carità pei poveretti di Gesù Cristo ho pensato di sceglierla, come con la presente la scelgo, per protettrice del detto Conservatorio, augurandomi che Ella con godimento voglia compiacersi di accettare un sì nobile e pietoso incarico”.
Dalla madre ottenne in eredità la casa in Via dei Muriccioli, con annessa una Cappella. Lei, superate non poche difficoltà da parte dei fratelli, si ritirò in questa con alcune amiche e vi iniziò quasi una vita religiosa comunitaria.
Il 29 Gennaio lo stesso Arcivescovo Luigi Filippi le concesse, dietro la facoltà della Sacra Congregazione, di poter conservare nella suddetta Cappella, il SS.mo Sacramento: …..”costandoci inoltre che essa Casa, più che casa privata può riguardarsi come un sacro asilo di religiose persone tutte intente a procurare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, mediante l’assidua orazione e l’esercizio di opere di carità…..”.
Il 22 Febbraio 1890, Maria spedì a tutte le famiglie dell’Aquila una lettera circolare per rendere nota la sua intenzione di iniziare l’assistenza a domicilio dei malati e che allo scopo aveva già con sé sette giovani di ottimi costumi e buona volontà per dedicarsi a questa opera di carità.
Perché questa riuscisse pienamente secondo i suoi desideri ella stese anche un Regolamento al quale dovevano attenersi le Assistenti. L’iniziativa richiedeva una esplicita accettazione da parte dei cittadini in quanto Lei intendeva dare all’opera una forma di stabilità.
Nel cosiddetto “Codicillo aggiuntivo al Testamento, infatti Lei dona la sua casa alle cooperatrici purché siano disposte a continuare l’opera. Che la veneranda Fondatrice avesse maturato le idee man mano e che le avesse chiare fin dall’inizio lo si rileva chiaramente dal fatto che già prima che con le sue compagne costituisse una vera e propria “Congregazione”, Lei chiedeva, nell’anno 1875, la Benedizione Apostolica al Sommo Pontefice per sé e per tutta la sua famiglia. Di quale famiglia poteva trattarsi se non di quella religiosa alla quale stava dando origine?
Lei si può considerare il prototipo della spiritualità cristiana perché, fin da giovane e coraggiosamente lasciò tutto per mettersi sulla strada di una esigente, avventurosa ma promettente sequela di Cristo. Precorse la storia come laica ed ha caratterizzato tempi e luoghi con il suo carisma di misericordia. Fin da giovane dimostra di nutrire un amore particolare verso i poveri, amore che alimenta alla vera “FONTE”, il Cuore di Gesù.
La “Congregazione delle Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù”, così come la stessa M. Fondatrice la denomina nel suo Codicillo, fa pensare sì ad una vera e propria Istituzione ma non ancora ad una Congregazione religiosa nella accezione giuridica del termine, dato che non vi era ancora la emissione dei voti religiosi. Questi, infatti, furono emessi per la prima volta in conformità alle nuove Regole ed alla assunzione di una divisa, il 16 Maggio 1918, vigilia di Pentecoste, nelle mani di Mons. Garigliano, Amministratore Apostolico dell’Aquila, dopo un corso di Spirituali Esercizi.
Paralleli all’assistenza a domicilio dei malati furono da lei attuati anche il ricovero e l’assistenza, nella propria casa, per coloro che lo avessero chiesto, come risulta da una lettera scritta alla sua amica Marietta, in data 29 Dicembre 1893.
La vita spirituale della M. Fondatrice fu totalmente ancorata nella devozione al Sacro Cuore: la “sua cappella” è dedicata al S. Cuore e nel Testamento, la chiama “la mia Chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù”. In questo stesso fese istituire, dall’Arcivescovo Vicentini la Guardia d’Onore”. In tutti suoi scritti Lei fa spesso riferimento al Sacro Cuore e quasi tutte le lettere, le chiude con il saluto “vi abbraccio nel SS. Cuore di Gesù ”.
Per quanto riguarda la sua vita di pietà in generale c’è da rilevare in Lei una forte devozione alla Vergine e tanto, tanto attaccamento alla vita spirituale. Lo testimoniamo i suoi “Fioretti”, la descrizione di come conduceva la vita spirituale anche quando a causa della sua cagionevole salute doveva recarsi, in estate ad Ortona (CH), ospite in casa di Mariannina, una delle sue figlie spirituali.
Questa, a sommi capi, la sua esistenza spesa a bene della Chiesa perché nelle membra doloranti di Lei lodò ed amò il Cristo, Sposo e Capo invisibile del Corpo Mistico.
Mentre, piena di zelo si adoperava per lo sviluppo della “sua famiglia”, il Signore la chiamò a Sé all’età di 72 anni, per darle la pace dei giusti, il giorno 11 Febbraio 1896.
I funerali, per volontà espressa nel Testamento, si svolsero nella “sua Chiesa” del Sacro Cuore: “Voglio che il mio funerale sia fatto in questa Chiesa”. La sua salma fu tumulata nel cimitero di L’Aquila nella Cappella della Congregazione di S. Giuseppe, alla quale Confraternita Lei era iscritta.
Ella, inoltre, volle che nella sua tomba si apponesse una lapide di pietra con la scritta: “Pregate per Maria Ferrari Rotilio” e la data del decesso. Qui restò fino al 31 Agosto 1967, giorno in cui avvenne, per desiderio delle sue figlie spirituali “Suore Zelatrici del Sacro Cuore”, la riesumazione dei resti mortali della loro Madre.
La idea delle Religiose era, fin da questa data – anno in cui veniva inaugurata la Chiesa costruita sullo stesso luogo di quella sua….voler conservare le spoglie dell’amata Madre nella nuova Chiesa dell’Istituto, sempre in Via dei Muriccioli, ove era stato appositamente preparato un loculo.Purtroppo la benedetta Salma fu trovata mummificata e non fu possibile farne la traslazione; fu, per- tanto traslata nella Cappella dell’Istituto, al Cimitero. Tuttavia l’idea di avere i benedetti resti mortali della Madre vicini a loro non fu mai abbandonata dalle “Zelatrici” le quali il 10 Marzo 1988 La riebbero nella loro e “sua” Chiesa. Ora, nella Casa di fondazione, Lei riposa, venerata e pregate dalle sue figlie spirituali.
La sua morte era avvenuta nel giorno delle Apparizioni della Vergine Immacolata di Lourdes, da sempre molto venerata dalle Religiose. Forse le Suore, non volendo celebrare l’anniversario della sua scomparsa in lutto, ritenendola fin da sempre nella gloria dei Beati, iniziarono a celebrare solennemente la suddetta festa liturgica abbinandovi l’anniversario del trapasso della Madre Fondatrice, considerando sicuramente anche la sua profonda devozione alla Madonna. Fu questa una maniera quanto mai significativa per tributare alla Madre il loro affetto, la loro venerazione e riconoscenza.
Sviluppi Successivi della Istituzione
Dopo la morte della Madre il gruppo di giovani impegnate a realizzare l’ideale comune continuò a vivere nello spirito da Lei ricevuto e secondo le Regole da Lei dettate ed approvate dalla Chiesa. Nel 1918 l’Amministratore apostolico della Diocesi, Mons. Giovanni Garigliano, volendo assicurare la stabilità della Istituzione – data la positiva opera di apostolato che svolgeva nella città – dopo un debito corso di Esercizi Spirituali – fece emettere, alle seguaci della Ferrari, i voti religiosi e tutte, il 16 Maggio di quello stesso anno, indossarono un abito uniforme-
In data 1° Luglio 1922 l’Arcivescovo di L’Aquila, Mons, Adolfo Turchi, aggiornò le prime Regole secondo il Codice di Diritto Canonico di allora e fu lo stesso Arcivescovo, in data 4 Aprile 1923, a dare all’Istituto il Decreto di erezione canonica. Con questa giuridica posizione l’Opera della Madre Ferrari continuò il suo cammino di sviluppo; le vocazioni si incrementarono, si presentarono nuovi impegni di attività apostoliche e quindi, si procedette all’apertura di nuove case per nuovi orizzonti.
Nel 1987, esattamente il 10 Febbraio l’Istituto diventò chiaramente “missionario” nella Chiesa “missionaria” per sua natura. Tre Religiose, infatti, vere pioniere della spiritualità e del carisma lasciatici dalla Madre Fondatrice, si recarono nelle Isole Filippine ed oggi, grazie a Dio prima di tutto, ma anche ai loro sacrifici, la Chiesa e noi godiamo abbondanti frutti di vocazioni di quei luoghi.
Da circa un anno – per rimanere nel tema “missionario” – l’Istituto ha anche degli elementi indiani e burundesi senza però aver aperto ancora una casa in questi luoghi. Grazie al coraggio ed all’entusiasmo di una delle tre Religiose Italiane partite per prime nelle Filippine, abbiamo anche religiose indonesiane spiritualmente e umanamente formate sul posto.
Nel 1982, l’Istituto ottiene il Riconoscimento di Diritto Pontificio. La sua spiritualità, be messa in evidenza nel Titolo 1° delle Costituzioni – riviste secondo il Nuovo Codice di Diritto Canonico – è Cristocentrica ed è imperniata nel culto al Sacro Cuore di Gesù così come indicò e volle la Madre Ferrari. Questo culto si basa sulla considerazione dell’amore supremo di Dio, in Cristo Verbo Incarnato, per noi.
Il carisma viene espresso in due aspetti: a) cultuale – nel promuovere e zelare il culto e la devozione al Sacro Cuore di Gesù. b) Servizio ai fratelli nelle opere caritative di assistenza ai malati, agli anziani, ai bisognosi in genere, catechesi ai bambini e alla gioventù. Sono queste le stesse opere esercitate e desiderate dalla Madre Fondatrice pur se realizzate in forme più corrispondenti alle esigenze dei tempi attuali. E’ comunque desiderio unanime riprendere, nella maniera e nei tempi possibili, con maggior ritmo di come si sta già facendo, la visita domiciliare ai malati, agli anziani, a chi in qualsiasi modo sta nel bisogno.
E’ nelle nostre mani l’eredità preziosa della grande personalità di Maria Ferrari, anima instancabilmente tesa alla donazione totale di sé al servizio della Chiesa, esplicando concretamente la carità nei riguardi dei bisognosi. Tocca a noi, nutrendocene, imparare a “pregare” ad “ascoltare” e, soprattutto, ad “amare” in qualche modo come Lei.